Da Napoli a Mirafiori : la voce degli operai della Fiat di Pomigliano (comunicato Cobas Mirafiori)

RESTEREMO IN FABBRICA, COSTI QUELLO CHE COSTI

Dopo la riuscita totale dello sciopero unitario di venerdì 11 aprile, deciso dai lavoratori in assemblea con tutte le sigle sindacali, la lotta  continuare la lotta ed i presidii continuano a tempo indeterminato fin quanto la Fiat non farà marcia indietro sul “trasferimento” in un improvvisato “polo logistico” il cosiddetto World Class Logistic (Wcl) all’Interporto di Nola di 316 lavoratori. Si tratta in realtà della riesumazione della vecchia politica Fiat, dei reparti confino di vecchia memoria. La “cura” Marchionne si abbatte sulla Fiat Auto di Pomigliano, da una parte  con l’aumento a ritmi esasperati della produttività e di sfruttamento e dall’altra  con la repressione sui militanti sindacali e sui giovani alla testa delle lotte che si oppongono ai piani aziendali, approfittandone anche per buttar via i lavoratori di ridotte capacità lavorative.E così, subito lunedì 14, ancora sciopero di 8 ore dichiarato dal Cobas – Confederazione Cobas per i 316 lavoratori che hanno disertato il fantomatico corso di formazione a Napoli, con cui la Fiat già li sta isolando. L’adesione è stata al 90%. il presidio davanti allo stabilimento è ormai diventato permanente, con il blocco dei cancelli e delle merci e la paralisi della produzione, tanto che la Fiat ha messo in libertà i 7000 lavoratori dello stabilimento –terziarizzate comprese– ed ha annunciato il rischio di fermate in altri stabilimenti (Mirafiori, Cassino, Melfi, Sevel Val di Sangro) per mancanza di particolari.

E’ il futuro della intera Fiat Alfa Sud a esser messo in gioco.  Il piano Marchionne, una volta riuscito a “normalizzare” Pomigliano buttando fuori i delegati ed i lavoratori più combattivi, può passare al secondo tempo: ridimensionare lo stabilimento, traghettando buona parte delle produzioni soprattutto all’estero. Ma la “cura” Marchionne non riguarda solo la Fiat Auto di Pomigliano. La carta di scambio per la penetrazione in altri mercati (Usa,Cina) è infatti quella di insediare nuovi stabilimenti che, come la strategia Fiat ci ha insegnato in questi anni, non saranno aggiuntivi ma alternativi, sostitutivi delle produzioni nazionali. I lavoratori di Pomigliano stanno difendendo non solo il loro posto di lavoro ma anche la continuità delle produzioni e la qualità del lavoro di tutti gli stabilimenti italiani. La nostra solidarietà con i lavoratori di Pomigliano quindi sta concretamente  nella costruzione di una unità di lotta e di resistenza. Crediamoci: la storia ha già dimostrato che la coscienza e l’organizzazione collettiva dei lavoratori e delle lavoratrici dal Sud al Nord può fermare i piani aziendali.

Torino, 14 aprile 2008

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